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OSTEOPATIA: mi sono rotto le scatole!

Subito dopo la laurea, ormai 10 anni fa, mi arrabbiavo e tentavo di denunciare (il tutto sempre invano) quando vedevo estetisti, massaggiatori e osteopati non laureati che trattavano persone con dolore o patologie. Poi ho iniziato a lavorare, ad avere sempre più pazienti e ho smesso. Sostanzialmente per due motivi: penso che la qualità del lavoro paga, e quindi mi sono concentrato su di me e sui miei pazienti. E poi perché le istituzioni non ci hanno mai tutelato e quindi ogni mia denicia è sempre risultata inutile.

Ultimamente però sto diventando di nuovo insofferente verso queste persone che con tracotanza, superbia e sfregio delle leggi trattano pazienti, utilizzano macchinari e organizzano giornate di divulgazione su come trattare le piu disparate patologie.

Denunciare continua a non servire a nulla, ma almeno vorrei dirvi: se avete un problema di salute andate da un medico o da un fisioterapista laureato, NON DALL’OSTEOPATA!! 

L’osteopata non ha le competenze e le possibilità giuridiche per trattare patologie e usare macchinari come TECAR o onde d’urto; e il più delle volte propone solo strategie passive, volte a cronicizzare un problema, lucrare sulla ignoranza delle persone e mercificare la salute!

 

Osteopatia: criticità di una professione tra scienza e marketing

L’osteopatia ha recentemente ottenuto il riconoscimento come professione sanitaria in Italia, un passo accolto con entusiasmo dagli operatori del settore. Tuttavia, al di là degli applausi di circostanza, è essenziale analizzare il contesto con uno sguardo critico. Questo riconoscimento, infatti, definisce limiti ben precisi per l’osteopata: nessuna possibilità di utilizzo di terapie strumentali, esclusione dall’area clinica e terapeutica tradizionale, e un ruolo circoscritto alla prevenzione e alla diagnosi delle disfunzioni somatiche del sistema muscolo-scheletrico. Per prima cosa non si sa bene cosa siano le “disfunzioni somatiche”, e seconda cosa questi sono trattamenti che possono già fare anche i fisioterapisti, come è scritto nel nostro codice deontologico. Ha senso creare una nuova professione sanitaria che non aggiunge nulla a quello che già propone il percorso universitario e la cura nazionale?

I limiti dell’osteopatia: una professione sanitaria a metà

Secondo il DPR 131/2021, l’osteopata non è autorizzato a trattare patologie o utilizzare strumenti diagnostici avanzati. Le sue competenze si limitano al trattamento manuale di “disfunzioni somatiche” e alla prevenzione primaria o secondaria di disturbi muscolo-scheletrici. Questo significa che la figura dell’osteopata resta essenzialmente confinata in un ruolo complementare, senza strumenti per intervenire direttamente sulle cause di molte problematiche cliniche.

È importante sottolineare che la formazione per diventare osteopata dovrebbe essere universitaria. Spesso però, gli osteopati si formano in istituti privati (convenzionati!?), il che porta a disomogeneità nella preparazione e a una percezione del trattamento come “alternativo”. Gli osteopati sono ancora in una posizione di ambiguità, vogliano fare un po’ tutto e oscillano tra il medico e il terapista manuale senza effettivamente sostituirsi a nessuno dei due​.

La mercificazione della salute infantile

Uno degli aspetti più controversi dell’osteopatia è la crescente tendenza a trattare bambini sani. La logica sottostante a tali interventi si basa su presunte “disfunzioni somatiche” rilevate tramite tecniche di palpazione. Tuttavia, la scienza evidenzia come queste pratiche manchino di validità diagnostica comprovata. Secondo il Dott. Francesco Cuffaro (pediatra che vi invito a seguire), spesso questi trattamenti si traducono in una mercificazione della salute infantile, inducendo i genitori a spendere per terapie non necessarie e potenzialmente dannose. L’idea che bisogna portare un bambino sano dall’osteopata è non solo inutile ed eticamente molto discutibile, ma può essere pericolosa: per i genitori che avranno addosso molta più ansia, e, a volte, anche per i bambini stessi.

La (non) scienza e l’osteopatia

Nonostante gli sforzi per il riconoscimento accademico, l’osteopatia soffre di una scarsità di evidenze scientifiche solide che ne supportino l’efficacia oltre il placebo. Studi come questo, che comparano i risultati dell’osteopatia con placebo o semplici massaggi mostrano spesso risultati sovrapponibili, suggerendo che l’efficacia dei trattamenti possa dipendere più da un effetto psicologico che da una reale efficacia terapeutica. È quindi fondamentale informare i pazienti in maniera trasparente, evitando di sovrastimare i benefici di una pratica che, al momento, ha limiti ben definiti​.

Conclusioni

Il riconoscimento dell’osteopatia non risolve il problema alla base: l’osteopatia non ha basi scientifiche che ne dimostrano l’efficacia e l’osteopata in Italia non può e NON DEVE trattare pazienti con patologie!

Se volete bene a voi stessi e ai vostri cari andate solo da professionisti sanitari laureati e non fidatevi di ciarlatani tanto bravi a vendersi quanto a proporre il nulla mascherato da miracolo.