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OSTEOPATIA: rabbia e accuse!

Ho sempre cercato di vivere seguendo e rispettando le regole, e ho sempre odiato la mentalità italiana del furbo, del sotterfugio, dell’aggiramento delle regole, del tanto nessuno controlla.

Subito dopo la laurea, ormai 10 anni fa, tentavo di denunciare quando vedevo persone non laureate che trattavano persone con dolore o patologie. Poi ho iniziato a lavorare, ad avere sempre più pazienti e ho desistito. Sostanzialmente l’ho fatto per due motivi: da un lato penso che la qualità del lavoro paga, e quindi mi sono concentrato su di me e sui miei pazienti. Dall’altro perché le istituzioni non mi hanno mai risposto e quindi ogni mia denuncia è sempre risultata inutile.

Ultimamente però sto diventando di nuovo insofferente e intollerante verso queste persone che con tracotanza, superbia e sfregio delle leggi trattano pazienti, pubblicizzando l’utilizzo di macchinari e organizzano giornate di divulgazione su come trattare le più disparate patologie.

Denunciare continua a non servire a nulla, ma almeno vorrei dirvi: se avete un problema di salute andate da un medico o da un fisioterapista laureato, NON DALL’OSTEOPATA!! 

L’osteopata non ha le competenze e le possibilità giuridiche per trattare patologie e usare macchinari come TECAR o onde d’urto. Inoltre, non si può riallineare una schiena con le mani, non vi “sistema”, “aggiusta”, “trova compensi”, “corregge”; queste parole e queste pratiche servono solo a cronicizzare un problema, lucrare sull’ignoranza delle persone e mercificare la salute!

 

Osteopatia: professione sanitaria?

L’osteopatia ha recentemente ottenuto il riconoscimento come professione sanitaria in Italia. Ricordo quando nel 2020 tutti gli osteopati si dicavano contenti del riconoscimento e potevano quindi smettere di lavorare nell’ombra. Tuttavia, al di là del “l’osteopatia diventa una professione sanitaria”, è essenziale analizzare il contesto con uno sguardo critico.

Questo riconoscimento definisce limiti ben precisi per l’osteopata: niente terapie strumentali, nessuna possibilità di trattare patologie, niente diagnosi reali. Solo una generica “prevenzione” delle disfunzioni somatiche, qualunque cosa significhi. Tutte cose che possono fare già i fisioterapisti (il nostro codice deontologico prevede prevenzione e trattamento oltre a tutto il resto).

Cosa fanno le istituzioni? Come può un osteopata scrivere che utilizza TECAR o onde d’urto e rimanere impunito? Come può un osteopata organizzare giornate in cui spiega come gestire il mal di schiena rimanere impunito? Come può un osteopata che nel suo profilo (social o sito internet) scrive che tratta le più disparate patologie rimanere impunito?

 

BISOGNA SCRIVERLO CHIARO!

Secondo il DPR 131/2021, l’osteopata non è autorizzato a trattare patologie o utilizzare strumenti diagnostici avanzati. Le sue competenze si limitano al trattamento manuale di “disfunzioni somatiche” e alla prevenzione primaria o secondaria di disturbi muscolo-scheletrici. E qui aggiungo che muscolo-scheletrici significa che un osteopata non può trattare le coliche, l’asma, problemi digestivi, etc.

Se un osteopata tratta un mal di schiena, un dolore cervicale o qualsiasi altro dolore muscolare o scheletrico fa UN ABUSO DI PROFESSIONE MEDICA! L’articolo 348 del Codice Penale italiano sancisce una condanna a: reclusione da 6 mesi a 3 anni; multa da 10.000 a 50.000 euro; confisca delle apparecchiature utilizzate; eventuali sanzioni amministrative o civili in caso di danno al paziente.

 

La mercificazione della salute infantile

Uno degli aspetti che più mi fa infuriare dell’osteopatia è la crescente tendenza a trattare bambini sani. Sì, avete capito bene: adesso bisogna portare un neonato dall’osteopata. Con la scusa di “prevenire” o “trattare” disfunzioni non meglio definite, alcuni osteopati spingono i genitori a investire in terapie totalmente inutili. Purtroppo alcuni medici arrivano a suggerire di portare il bambino dall’osteopata. Vi invito però a leggere cosa scrive il Dott. Francesco Cuffaro (pediatra che vi invito a seguire) sull’osteopatia.
Ogni volta che sento un genitore che porta o ha portato un bambino dall’osteopata penso che la mia categoria e la categoria medica ha fallito. Questi trattamenti non sono solo inutili, ma eticamente inaccettabili e potenzialmente pericolosi: una mercificazione della salute infantile che alimenta ansie infondate nei genitori. Portare un bambino sano dall’osteopata è una pratica dannosa che nessun professionista serio dovrebbe mai giustificare.

 

La (non) scienza e l’osteopatia

Nonostante gli sforzi per ottenere un riconoscimento accademico, l’osteopatia continua a soffrire di una drammatica mancanza di evidenze scientifiche. La maggior parte degli studi che comparano l’osteopatia con trattamenti placebo o semplici massaggi (come questo articolo) mostra risultati sovrapponibili, suggerendo che l’effetto positivo sia spesso legato a fattori psicologici, come il rilassamento o la fiducia nel terapeuta, piuttosto che a un reale beneficio terapeutico.

Eppure, gli osteopati sanno vendersi molto bene. La loro vera abilità non è nella cura, ma nella comunicazione. Spesso si posizionano come figure autorevoli grazie alla loro presenza nei media: appaiono in TV, sono ospiti di trasmissioni radio, e vengono promossi da personaggi famosi che li legittimano agli occhi del pubblico. Questa capacità di costruire un’immagine di credibilità popolare è il loro più grande punto di forza. Purtroppo, però, le istituzioni mediche e fisioterapiche sono inesistenti, dormono e poltriscono nell’indifferenza.

È quindi fondamentale educare i pazienti, aiutandoli a distinguere tra chi offre una reale competenza sanitaria e chi basa la propria efficacia su strategie di marketing ben congegnate. La salute non può essere lasciata in balia di suggestioni o storytelling: richiede fatti, dati, trasparenza, rispetto delle leggi e soprattutto etica.

 

Conclusioni

L’osteopatia, nonostante il riconoscimento legale, resta una pratica senza solide basi scientifiche. Affidarsi a chi propone cure inefficaci e aggira la legge significa mettere a rischio la propria salute.

Non fidatevi del marketing o delle apparenze: affidatevi a professionisti sanitari veri. La salute merita serietà, non compromessi. La vostra scelta deve essere guidata da competenza, etica e rispetto delle evidenze.

Gomito del tennista epicondilite

GOMITO DEL TENNISTA – EPICONDILITE

L’epicondilite si manifesta come un dolore sull’epicondilo (parte laterale del gomito). È caratteristico di persone che effettuano movimenti di presa e forza con la mano, tipicamente associato a un problema sull’inserzione dei tendini degli estensori del polso e delle dita. Conosciuto anche con il nome di gomito del tennista, sarebbe meglio chiamarlo DOLORE LATERALE DI GOMITO. Perché? Perché nella realtà è un problema più complesso e necessita di una attenta valutazione. La forma più comune rappresenta la problematica del tendine, ma conosciamo insieme le varie forme, e capiamo perché avere una diagnosi corretta è fondamentale per il percorso riabilitativo da intraprendere.

Possibili strutture coinvolte

Il più frequente e comune è un problema ai tendini: come tutte le problematiche tendinee è associata a un sovraccarico, e difatti la popolazione più coinvolta sono i lavoratori che usano molto le dita e/o le prese: elettricisti, muratori, impiegati, sportivi, etc.

Poi esistono problematiche articolari: tendenzialmente insorte in maniera più improvvisa, con un movimento brusco del braccio con un peso in mano. Sono più complesse da valutare, e più difficili da gestire. Anche perché nel caso di coinvolgimento di legamenti si può avere una microinstabilità dell’articolazione. Il trattamento sarà più lungo e a volte necessità di un lavoro di equipe tra ortopedico/fisioterapista mirato.

Coinvolgimento nervoso: il meno frequente ma anche in questo caso fondamentale da riconoscere per arrivare al piano di trattamento migliore. Tendenzialmente in questo caso il dolore è meno localizzato e può avere dei sintomi tipici di sofferenza nervosa: formicolio, bruciore, parestesia, etc.

Infine possiamo avere delle forme miste: in cui sono presenti 2 o tutte e tre le forme. Chiaramente più complesse, ma per fortuna meno frequenti.

 

Trattamento

Non sarà sempre bianco o nero ma possiamo iniziare ad avere delle idee di massima:

  • Componente tendinea: il lavoro da fare (come in tutti le problematiche ai tendini) è ristabilire la corretta capacità della componente muscolo-tendine di sopportare lo sforzo, e quindi iniziare con esercizi graduali e progressivi per rinforzare la struttura. Soprattutto all’inizio, per gestire al meglio il dolore, può essere utile utilizzare terapia manuale, stretching e, a volte, tecar o laser terapia. La prognosi dipende da quanto tempo il paziente sente dolore ma all’incirca va dalle 4 alle 6 settimane
  • Componente articolare: il trattamento sarà orientato alla protezione dell’articolazione, utilizzando tutori, bendaggi e cercando di evitare le posizioni che aumentano il dolore (tipicamente il gomito totalmente dritto). In aggiunta è molto utile fare mobilizzazioni manuali dell’articolazione e cercare di gestire il dolore. La componente di esercizi deve essere gestita con estrema attenzione per non aumentare il dolore, ma è fondamentale per una ripresa ottimale della funzionalità. La prognosi sarà più lunga, circa 12-16 settimane.
  • Componente nervosa: anche in questo caso utilizzare tutori o bendaggi per evitare delle posizioni irritanti è utile. Inoltre la mobilizzane passiva del nervo con esercizi di neurodinamica è utile per ridirre il sintomo e migliorare la tolleranza al movimento. Può essere utile del massaggio, tella terapia manuale e dello stretching dinamico. La prognosi è di circa 8-12 settimane.
  • Componente mista: una unione delle tecniche di ogni altro sottogruppo.

Conclusioni

Se i pazienti rispondono bene al trattamento fisioterapico dovrebbero comunque prestare attenzione e avere la costanza di svolgere esercizi specifici per i primi 3/6 mesi dalla ripresa delle normali attività per evitare ricadute.

Se invece il trattamento fisioterapico non è sufficiente a risolvere il dolore, può essere utile andare a fare una investigazione migliore della problematica tramite Risonanza Magnetica, e consultare uno specialista ortopedico per decidere al meglio il percorso migliore per il paziente.

 

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